sabato, febbraio 03, 2007

Fili in sospeso, capitolo dodicesimo

12.

Take me now, baby,

here, as I am,

pull me close,

try to understand.

Desire is hunger,

is the fire I breathe,

love is a banquet

on which we feed.

(Bruce Springsteen: "Because the Night")

"Last Christmas, I gave you my heart, but the very next day..." Il suono della sveglia mi apre in due la testa come un colpo di scure ('Gli Wham il primo gennaio. Che inizio di merda!'). Per qualche secondo spero che Giampaolo, che sta dormendo nella branda d'emergenza che di solito sta sotto il mio letto, si alzi per spegnere la sveglia, invece niente, continua a dormire o a fingere di dormire.

"Sveglia del cazzo." biascico rincoglionito mentre mi alzo dal letto, la bocca impastata e lo stomaco in fiamme. Anche questa fine dell'anno è passata, e il 1988 è iniziato con i classici postumi di sbronza e di poche ore di sonno. Infatti devono essere le dieci, visto che la sveglia era stata programmata per quest'ora, e sono andato a dormire, anzi a sdraiarmi per guardare il soffitto che girava, verso le cinque, cinque e mezzo.

Spengo la sveglia, eliminando George Michael e l'altro pupazzetto che suona con lui, e vado verso l'avvolgibile cercando di evitare la branda di Giampaolo; non è facile, visto che è buio, sono senza occhiali e il mio senso dell'equilibrio è affogato dodici ore fa nel whisky, ma ci riesco. Il rumore dell'avvolgibile e la luce che entra all'improvviso nella camera stimolano qualche reazione da parte di Giampaolo. "Hmmm... mamma chiudi, ho sonno..." rantola, mentre si copre la testa col guanciale.

"Mamma una sega!" gli dico. "Svegliati, bisogna andare su."

A Castagno ci aspettano i suoi e i miei genitori, e ci dobbiamo mostrare arzilli, pimpanti e soprattutto sobri, quindi la colazione, fatta al bar dopo esserci lavati sommariamente e vestiti con abiti puliti che non puzzano di alcol, consiste in due caffè forti e neri, dopo i quali possiamo partire. Il traffico è scarso per tutta Firenze, e si azzera da Pontassieve in poi, così il viaggio è abbastanza rapido, nei limiti di una Fiat 126.

Verso mezzogiorno e mezzo arriviamo a Castagno, attraversiamo il paese deserto e ci fermiamo davanti a casa mia. Prima che io tiri il freno a mano mia madre è già sulla porta, e alla nostra destra sta arrivando anche la mamma di Giampaolo. Insieme a lei c'è Giorgia. Non la rivedo da quest'estate, quando c'era anche Caroline, la sua amica francese.

Guardo Giampaolo mentre scendiamo dall'auto. "Tu me lo potevi anche dire che c'era la tu' cugina."

"So una sega io." mi risponde. "L'ho vista a Natale e m'aveva detto che stava a Milano dagli altri nonni."

"Le donne son tutte bugiarde." affermo con aria grave.

"O unn era 'le donne son tutte troie'?" mi corregge Giampaolo.

"Bugiarde e troie." concludo, poi sorrido e guardo verso casa. "Ciao mamma!" esclamo, agitando la mano per salutare.

"Buon anno." dicono quasi contemporaneamente Giorgia e la madre di Giampaolo, arrivate davanti a noi. Biascico un buon anno di risposta mentre chiudo lo sportello dell'auto.

"Ciao." mi dice Giorgia, a testa bassa ma con gli occhi che mi guardano di sotto in sù, in una ottima imitazione della brava bambina timorata di Dio.

Mi avvicino per darle un bacio sulle guance, e intanto la rimprovero: "Lo potevi anche dire a Giampaolo che eri quassù, così venivi a passare la fine dell'anno con noi."

"E' stato tutto improvviso" mi dice. "Avrei dovuto passarlo a Milano."

Si volta verso casa, dove si stanno avviando Giampaolo e sua madre. "Devo andare. Pranziamo."

"Ci si vede dopo." La guardo mentre se ne va, poi chiudo a chiave l'auto ed entro in casa.

Dopo pranzo faccio una delle mie scene madri per riuscire a restare a Castagno. Nel pomeriggio sarei dovuto tornare a Firenze, ma ho accusato il timore di addormentarmi durante il viaggio di fronte a mia madre e a quella di Giampaolo che, desiderosa di ricambiare il pernottamento del figlio a casa mia, mi ha proposto di restare da loro. Così ho avuto modo di instaurare un nuovo rapporto con Giorgia, ma dopo cena il sonno è arrivato a rincoglionirmi sul serio.

Così sto dormendo con Giampaolo in un enorme letto a due piazze, altissimo, come usava un tempo, quando qualcosa mi sveglia, ma non riesco a capire cosa. Poi mi sento toccare i capelli. Deve essere stato questo che mi ha svegliato. Subito penso a Giampaolo, che nel sonno avrà spostato il braccio fino a toccarmi la testa, ma mi rendo conto quasi subito che Giampaolo è alla mia destra, e la mano è arrivata da sinistra, dove non ci dovrebbe essere niente e nessuno. In teoria.

Continuo a fingere di dormire. Sento respirare piano alla mia sinistra. Poi di nuovo una mano mi sfiora i capelli. Di scatto cerco di agguantare la mano, ma le coperte mi impediscono di essere abbastanza veloce, e il mio movimento improvviso impaurisce la persona attaccata alla mano, che cerca di buttarsi sotto il letto.

Il rumore sveglia Giampaolo. "Oh, che c'è?" mi chiede mentre accendo la luce.

"Nulla, ci dev'essere qualcuno sotto il letto." Scuoto un po' il bordo della coperta. "Oh, vieni fuori."

Giorgia si alza dal pavimento e si mette a sedere sulla sedia accanto al letto, dalla mia parte.

"Diobono, è la tu' cugina." dico a Giampaolo. "E io che speravo fosse Carmen Russo!" Mi giro verso di lei e cerco di avvicinare una mano al suo seno. "Ma devo dire che a tette sta bene anche lei..."

"Fermo, scemo." mi dice, abbassandomi la mano con uno schiaffo.

"Ooooh, io c'ho sonno!" fa scocciato Giampaolo.

"Anch'io. Senti," dico rivolto a Giorgia, "noi si spenge la luce. Se tu vuoi restare qui, stai, però un rompere le scatole, eh?"

Spengo la luce, aspetto qualche secondo, poi allungo di nuovo la mano. Nessuno si lamenta.

"Vieni un po' qui."

Si mette a sedere sul bordo del materasso, la abbraccio e la tiro verso di me. Giampaolo soffoca una risatina.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

^__^

Anonimo ha detto...

Hai capito la Giorgia...