mercoledì, aprile 18, 2007

Fili in sospeso, capitolo quindicesimo

15.

"Continuiamo così, facciamoci del male."

(Nanni Moretti: "Bianca")

"Ma puttana Eva, perchè cazzo un tu ci vuoi venire alla festa?" urlo. Serena, seduta su una delle panchine davanti al bar, mi guarda incazzata. Per fortuna sono le otto di sera, e la gente è quasi tutta a casa, a mangiare o a prendere il caffè, così quasi nessuno vede la litigata.

"Perchè non conosco nessuno." mi risponde.

Serena ha quattordici anni, ma ne dimostra qualcuno di più, lo sa e ne approfitta. Ha un bel paio di poppe e un culetto ritto e sodo esaltato dai blue jeans, e nell'insieme è una discreta pischella, anche se di faccia non sarebbe un granchè, con il naso un po' storto e gli occhi troppo vicini. Del resto, chi sono io per giudicare? E poi mi sta sulle palle, non sono obiettivo.

"Non è vero un cazzo." insisto. "A me mi conosci. Alessandro e Carlo" e li indico, seduti sulla ringhiera dietro alla panchina, "li hai conosciuti. Ora tu vieni alla festa e ti presento quegli altri, così un tu lo dici più che un tu conosci nessuno."

"Non ho voglia di venire alla festa." ribatte, e incrocia le braccia, guardandomi negli occhi con sguardo di sfida.

"Sai i'cche? Vaffanculo, va'." concludo. "La tu' mamma m'ha chiesto di portarti sul Falterona? Bene! Ci si vede a mezzanotte davanti alla chiesa e si va sul Falterona." Guardo verso Alessandro e Carlo. "Si va?"

"Ma....", fa Alessandro, indicando Serena sulla panchina. "E lei?"

"E lei, m'importa una sega di lei!" rispondo. "Ascolta, io non sto certo tutta la sera al bar a badare a lei perchè vuole farsi pregare per venire alla festa. Io un prego nemmeno in chiesa, figuriamoci lei. Poi c'è anche la Giorgia, sicchè..."

Li guardo di nuovo. "Allora?"

"Vai vai, avviati." mi dice Carlo. "Ora s'arriva anche noi."

Mi incammino verso la casa di Matteo.

La festa si svolge sulla grande veranda coperta che sta sul retro della casa, una villetta bifamiliare. La maggior parte delle vettovaglie è stata messa su un tavolo nella sala da pranzo, mentre le bottiglie più compromettenti sono in una scatola di cartone sotto il tavolo messo sulla veranda per appoggiare il radio-registratore e le cassette.

Appena arrivo mi viene incontro Tommaso. "Quegli altri due?" mi chiede.

"Ora arrivano. Sono al bar a convincere quell'altra maiala a venire alla festa."

"Quale maiala?"

"La Serena di Casale."

"Ah! Quella maiala! E perchè un vuole venire alla festa?"

"So una sega. Avrà fatto troppe pipe e gli s'è slogata la mascella."

"Chi è che ha fatto troppe pipe?" chiede curioso Matteo entrando sulla veranda dalla porta-finestra della sua camera.

"La Serena di Casale." lo aggiorna Tommaso mentre posa dei piatti di carta sul tavolo, accanto alle cassette.

"L'ho sentita rammentare. Che viene anche lei?"

"Boh." rispondo. "Dipende da Carlo e Alessandro. Per me resta al bar."

"Perchè? A te la fica ti fa schifo?"

"No no, anzi. Però lei mi sta troppo sul cazzo. Si crede d'essere chissà chi, vuol essere pregata... Ma che vada a fare in culo."

"E poi c'è la Giorgia." aggiunge Tommaso.

"Ah già." fa Matteo. "Insisti con lei?"

"Certo." Mi avvicino a Matteo. "C'è già stato un prologo oggi pomeriggio."

"Te la sei trombata?"

"No, però..."

"La su' amica è discreta." dice Matteo.

"Eh! Due colpi glieli darei anche a lei." aggiungo.

Dall'interno della casa arrivano le voci di Tiziana e Luana: "Matteo!"

"Vai!" fa Matteo. "Cominciano ad arrivare."

Mi avvicino al radio-registratore sul tavolo e premo 'play'. Un po' di fruscio del nastro, poi comincia Sunday Bloody Sunday degli U2.

venerdì, aprile 13, 2007

Dagli amici mi guardi Iddio (ovvero, P-HPC di Ausonia)


Per oltre trent'anni i fumetti li ho letti.

Poi, per caso, ho iniziato a scriverli insieme a degli amici

Dopo, per incoscienza, ho iniziato, sempre insieme a degli amici, a fare l'editore.

Ora, grazie (o per colpa) di un altro amico, ci sono finito "dentro".


Ausonia è un ottimo autore, reduce dal successo del suo Pinocchio, uscito per Pavesio Editore a Lucca 2006.


A Torino Comics 2007 uscirà il suo nuovo lavoro, P-HPC (Post-Human Processing Center), un'opera dove a livello grafico mischia disegno, foto, foto-romanzo e testo scritto in un connubio nuovo e particolare.



Beh, ad un certo punto serviva qualcuno che interpretasse il dottore della P-HPC, una specie di personificazione del Male....




mercoledì, aprile 11, 2007

MONO, numero 2

MONO è una rivista semestrale pubblicata dalla Tunuè e curata da Marco Rizzo e Sergio Algozzino.

Esce in concomitanza con le maggiori fiere di fumetto italiane (Lucca nel 2006 e adesso Napoli).

L'idea di fondo è quella di creare una rivista che abbia un tema per ogni numero e che presenti storie di una tavola, realizzate da autori più o meno famosi ed affermati.


Questa è la copertina del numero 2, realizzata da Davide Toffolo.

Oltre questa bella copertina si trovano storie che hanno come tema la musica.

Tra queste storie (alcune di amici come Emiliano Longobardi) si sono azzardati a pubblicarne pure una mia, graziata dai disegni di Riccardo Burchielli.

venerdì, aprile 06, 2007

Killer Elite, dalla sceneggiatura alla pagina finita

Killer Elite II è in dirittura d'arrivo.
I disegnatori hanno finito la loro parte ed hanno tutti fatto un ottimo lavoro.
Ora resta solo da letterare e preparare l'albo per la stampa.

Già da un po' avevo voglia di fare un post dove mettere una parte della sceneggiatura che ho scritto per la sequenza di cui mi sono occupato per l'albo, confrontandola con le tavole a matita e con la loro versione definitiva.
Così, tanto per far vedere il processo creativo dietro a tutto quanto.

Il disegnatore della mia sezione è Fabiano Ambu, un ragazzo sardo che già collabora con L'Insonne (pubblicato dalla Free Books).
E' bravissimo. E rapidissimo. Lo adoro.


Ed ecco qua le prime due tavole della mia sezione.
Prima la sceneggiatura, poi la tavola a matita e per ultima quella a china.
Se vi piacciono, il merito è di Fabiano.
Se vi fanno schifo, la colpa è mia.







PAGINA 27

Le prime due vignette sono nella prima striscia. Il resto della pagina è occupato da una splash page.

VIGNETTA 1
Primo piano di una mano che impugna una pistola di grosso calibro. La pistola spara.
La mano è quella di EARL ROY, che è nascosto dietro alcuni cespugli (come capiremo dalla terza vignetta).

EFFETTO SONORO: BLAM!


VIGNETTA 2
Figura intera di un killer che muore colpito dal colpo di EARL ROY.
(avevo in mente una famosa foto scattata da Robert Capa durante la guerra di Spagna, dove un miliziano è colto proprio nel momento in cui viene colpito, come riferimento posso darti questo: http://www.pbs.org/weta/reportingamericaatwar/reporters/capa/images/photo2.jpg oppure questo direttamente alla pagina dov’è la foto: http://www.pbs.org/weta/reportingamericaatwar/reporters/capa/photo2.html )
Il killer puoi farlo come preferisci, tanto questa sarà la prima ed unica vignetta in cui appare in tutta la sua vita fumettistica).

KILLER: AK!


VIGNETTA 3
Splash page due terzi della pagina.
EARL ROY sbuca da alcuni enormi cespugli dietro i quali si nascondeva.
E’ a figura intera, a centro vignetta, le braccia con le pistole alzate in direzioni opposte tra loro, l’espressione del volto attenta e circospetta.

EARL ROY (balloon di pensiero): VIA LIBERA…












PAGINA 28


VIGNETTA 1
A striscia.
EARL ROY attraversa velocemente e con attenzione il lato del giardino della villa da cui è arrivato.
Dietro di lui vediamo, sullo sfondo, una ruspa (la stessa del flashback delle pagine precedenti, di cui Emiliano ti ha inviato materiale di documentazione).

EARL ROY (balloon di pensiero): QUELLO STRONZO DI BRUGEL….


VIGNETTA 2
EARL ROY, in piano medio, appoggiato alla parete esterna della villa.
Pistole all’altezza del viso, puntate in alto.
La parete è quella da dove nelle vignette successive verrà fuori LEVIATANK.
EARL ROY guarda in lontananza con sguardo concentrato, corrucciato.

EARL ROY (balloon di pensiero): …MI HA SFASCIATO LA CASA CON IL SUO “INVITO”… SEMPRE ESIBIZIONISTA…


VIGNETTA 3
EARL ROY come nella vignetta precedente, solo più ravvicinato.
Si gira stupito, cercando di capire cosa sia il rumore/urlo che sente dall’interno della villa, dietro la parete.

EFFETTO SONORO (da dentro la villa): RRRRARRRGH….

EARL ROY: E QUESTO CHE CAZZO….


VIGNETTA 4
Vignetta a striscia.
A sinistra della vignetta la parete esplode dall’interno verso l’esterno con uno “sbraaang” violento.
Detriti e calcinacci volano in ogni direzione.
Uno dei calcinacci colpisce EARL ROY, sulla parte destra della vignetta, in piano americano.
EARL ROY è colto nel momento in cui cerca di abbassarsi, coprendosi dalla violenza dell’urto dei detriti.

EFFETTO SONORO: SBRAAANG!!!!







giovedì, aprile 05, 2007

Fili in sospeso, capitolo quattordicesimo

14.

Credo che nella vita di tutti ci siano dei momenti di particolare intensità durante i quali le passioni vengono scatenate con forza e violenza, e altri momenti che si ricordano con meno precisione.

(Joseph S. Le Fanu)

"Allora." riassume Matteo. "Prima si fa la festa a casa mia, poi ci si va a cambiare e ci si ritrova a mezzanotte davanti alla chiesa."

La scarpinata notturna sul Falterona è un classico della prima metà di agosto che si ripete secondo modalità sempre uguali probabilmente fin da quando, negli anni sessanta, Castagno era un'agognata meta turistica.

Durante il pomeriggio inizia la frenetica ricerca di sacchi a pelo da parte di quelli che ne sono sprovvisti, mentre gli altri comprano la 'miscela' per il viaggio: vino, birra e un po' (un bel po') di superalcolici. La sera, verso le undici, sia il Bar che la Veranda si svuotano di tutti i ragazzi fra i quindici e i trent'anni presenti, ognuno diretto a casa propria per mettersi giubbotti più pesanti, maglie, scarpe da ginnastica, qualcuno più esaltato la tuta mimetica ricordo del servizio militare. A mezzanotte ritrovo davanti alla chiesa, distribuzione nelle automobili, ultime raccomandazioni delle mamme dei ragazzi più gioani a quelli più grandi, che cercano disperatamente di simulare una sobrietà persa già da un paio d'ore, e partenza verso la fonte del Borbotto, dove vengono lasciate le macchine e inizia la scarpinata verso la cima del Falterona prima, e quella del Monte Falco poi, visto che il secondo è fornito di un ampio boschetto riparato dove il pernottamento con i sacchi a pelo non è così problematico come sarebbe sul Falterona.

Quest'anno c'è una novità: Matteo ha organizzato una festa sulla terrazza di casa sua per festeggiare il compleanno di Gianni. Abbiamo già comprato salatini, patatine e Coca, e sono già state portate a casa di Matteo. Il whisky, la vodka e il vino sono in attesa della sera nel portabagali della Renault 5 di Carlo e Alessandro, venuti a Castagno per partecipare sia alla festa che alla scarpinata.

E' quasi l'ora di pranzo, io, Matteo, suo fratello Pietro, Carlo, Alessandro e Tommaso siamo a sedere attorno a un tavolo di granito del Bar e anche se ci rivedremo tutti quanti fra circa due ore Matteo ha dovuto per forza ripetere il programma della serata.

L'unico a rispondergli è Carlo. "Va bene." dice. "Però un si possono mica lasciare le bottiglie in macchina fino a stasera alle nove."

"Si portano a casa nel pomeriggio, quando escono i miei."

"Ci si vede qui alle due?" chiedo.

"Sì," risponde Tommaso, "almeno si fa un ventuno."

Ci alziamo tutti e Carlo, seguito da me e dal fratello, si dirige verso l'auto parcheggiata sul piazzale davanti al Bar in barba al divieto di sosta, tanto a quest'ora l'unico vigile è a casa a mangiare. Montiamo, loro davanti e io dietro, e Carlo fa manovra per rientrare sulla strada e andare verso Le Prata.

Parcheggiata davanti a casa mia c'è una Fiat Ritmo blu, targata Bologna.

"Cazzo!" esclamo.

"Toh, c'è la Giorgia." dice Alessandro, e si volta a guardarmi, con un sorrisino sarcastico sulla faccia. "E' da quando s'andò a Riccione l'anno scorso che un si rivede."

"Si sente se viene anche lei sul Falterona?" mi chiede Carlo, che intanto sta parcheggiando la Renault 5 proprio accanto alla Ritmo di Cipolla.

"Sul Falterona un viene di sicuro" gli rispondo. "Però dopo si va a sentire se viene alla festa."

Scendiamo dall'auto e mi avvio al cancello di casa.

"Ci si va ora?" chiede Alessandro.

Guardo l'orologio. Mezzogiorno e quaranta. "No" rispondo. "A quest'ora mangiano."

A Castagno gli orari sono legati ancora alla cultura contadina, pranzo a mezzogiorno e cena alle sette d'estate e alle sei d'inverno, solo i villeggianti rifiutano questa routine e continuano sui ritmi cittadini scanditi dai telegiornali delle una e delle venti. Per noi mancano ancora una ventina di minuti prima di metterci a tavola, così Carlo apre il portabagagli dell'auto, prende il pallone Tango Hot Play che tiene lì per i momenti di emergenza e cominciamo a palleggiare per la strada, tanto non passa nessuno. Dopo pochi minuti il pallone finisce nel ruscello che scende da Le Prata Alte e passa sotto la strada dove stiamo giocando.

Mentre recuperiamo il pallone si affaccia mia madre dalla finestra di cucina: "E' pronto."

Dopo pranzo decidiamo di prendere il caffè al bar, una scusa come un'altra per ritrovarci subito con gli amici, fare una partita a ventuno e poi iniziare a preparare la festa. Ci alziamo da tavola e, prima di uscire di casa, passando davanti alla finestra della cucina, mi stiro un po', allungando le braccia e inarcando la schiena, e guardo fuori nella piazzetta. Sedute sulla panchina appoggiata al bordo del ponticino ci sono due ragazze; una è Giorgia, l'altra non l'ho mai vista.

"Allora?" chiedo. "Si va?"

Usciamo. "Oh," annuncio a Carlo e Alessandro, "alla panchina c'è la Giorgia." Si è voltata verso di noi, così alzo il braccio e la saluto. Lei si volta a parlare con la ragazza, forse le spiega chi siamo, mentre noi apriamo il cancello e le raggiungiamo. Si alzano, abbracci e baci, poi Giorgia indica la ragazza. "Lei è Caroline" dice. "E' una mia amica francese..."

"Bongiur." dice Carlo sorridendo e porgendo la mano alla francesina. "Gesuì Sciarl."

"...ma parla e capisce l'italiano" finisce Giorgia.

"E vai con la prima figura di merda!", annuncio.

Ci presentiamo tutti a Caroline, che è molto alta per i suoi quindici anni, con due gambe slanciate, il collo lungo, un bel volto sorridente circondato da capelli castani tagliati corti, occhi scuri, una bella bocca carnosa e il naso all'insù, il vero nasino alla francese. Una bella ragazza, come se ne sono viste poche quassù a Castagno negli ultimi due o tre anni.

Finiti i convenevoli Alessandro chiede se vogliono venire con noi in paese. Rispondono di sì, così montiamo tutti e cinque in auto e andiamo verso il Bar, impazienti di sentire i commenti degli altri su Caroline.

Verso le cinque di pomeriggio lascio Carlo e Alessandro a casa di Matteo e torno verso casa a piedi con Giorgia e Caroline. Ho un'ottima scusa: un'amica dei miei mi ha chiesto di portare sul Falterona la figlia, Serena, una ragazzetta di tredici anni un po' troia, secondo le voci che mi sono arrivate, e devo cercare un sacco a pelo anche per lei. Recupero rapidamente da un vicino uno zaino verde comprato ad un mercatino militare, con dentro un sacco a pelo anch'esso verde che di sicuro non lascia passare il freddo, ma che altrettanto di sicuro pesa un quintale.

Porto a casa lo zaino, lo butto sul pavimento della cucina e torno fuori, dirigendomi verso la casa dei nonni di Giorgia. Giro la chiave nella toppa, apro la porta e salgo le scale che portano al primo piano della casa, dove ci sono la cucina e una camera. Altre camere sono al secondo piano, mentre al pianterreno ci sono la cantina e una grande stanza per gli attrezzi.

Busso alla porta della cucina ed entro. Ci sono soltanto Giorgia e Caroline, la prima in ginocchio su una sedia messa alla finestra che dà sulla strada, l'altra accanto a lei, che guardano fuori.

"O voi?" chiedo. "Che vi mettete a spiare dalla finestra come due vecchie?"

"Come mai qui? Non dovevi cercare il sacco a pelo?"

"Già trovato. E poi non potevo restare lontano da voi." Sorrido e allargo le braccia per abbracciarle mentre mi avvicino alla finestra.

"A proposito del sacco a pelo." mi chiede Giorgia. "Chi sarebbe questa Serena?"

Decido di fare il vago. "Una." rispondo.

"Una chi?"

"Una che è la figliola di due amici dei miei e che vuole venire in Falterona. E che fa delle pipe niente male, secondo quello che dicono."

Giorgia storge la bocca. "Che schifo."

"Dipende dai punti di vista." rispondo. "E poi lo dicono anche di te."

Giorgia si alza dalla sedia di scatto, offesa. "Ma non è vero."

"Lo so, purtroppo."

"E tu dillo che non è vero."

"Perchè? Un mi conviene, è tutta pubblicità." Ricomincio ad avvicinarmi alla finestra. Giorgia si è proprio incazzata di quello che le ho detto, che poi non è vero. In paese non dicono che fa le pipe, dicono che è un po' troia.

Ormai siamo l'uno davanti all'altra. Le stringo delicatamente le spalle con le mani e la guardo negli occhi, cercando di fare lo sguardo dolce e dispiaciuto. "Dai." le dico, scuotendola un po'. "Non è vero che dicono che fai le pipe. Scherzavo."

Giorgia mi guarda, ancora un po' incazzata. "Stronzo."

"Vai, l'è nova!" esclamo, e l'abbraccio.

Caroline è rimasta alla finestra. Ci guarda e sorride. Ricambio il sorriso e le chiedo: "Caroline, come si dice 'pipe' in francese?" Giorgia si stacca subito dall'abbraccio, e si volta verso l'amica.

"Pipe?" chiede Caroline. "Non so. Non conosco."

"Oui, pipe. Pompèn, fellaziò, bocchinì.... Come cazzo li chiamate?"

"Lascia perdere." le dice Giorgia. "E' una schifezza."

"E dai. Ma che ne sai? Come fai a saperlo?"

"Lo so e basta." mi risponde, di nuovo incazzata.

Mi sto divertendo, e continuo. "Allora tu l'hai fatte, eh?" e le punto l'indice sul viso, ridendo. Poi esagero, come sempre: "Brutta pipaiola che un tu sei altro!"

"Stronzo!" ripete, e si avvia di corsa fuori dalla cucina, verso una delle camere. Guardo verso Caroline e alzo le spalle, facendo un sorrisino di scusa. "L'ho fatta incazzare, eh?" le dico. Poi mi avvio verso la camera dove è andata Giorgia, cominciando a scusarmi: "Dai, Giorgia. Scherzavo. Un ti si pò di' nulla!"

Apro la porta della camera. Lei è a sedere sul letto dall'altra parte della stanza, e mi volta la schiena. Chiudo la porta, giro intorno al letto e mi metto a sedere accanto a lei, abbracciandola. " E poi mi dici sempre stronzo. Cambia un po'. Dimmi pezzo di merda, testa di cazzo, imbecille, finocchio... No, finocchio no." Sono riuscito a farla sorridere, allora continuo: "Oppure dimmi fava, bucaiolo, amore, ti voglio tanto bene, ti amo..." Lentamente, mentre parlo, completo l'abbraccio, mi avvicino col viso al suo, poi comincio a fare forza, neanche tanta a dire il vero, per sdraiarla sul letto.

La bacio, lei ci sta per un po', poi mi respinge.

"Ma... In cucina c'è Caroline."

"Bene," le rispondo, "così ci avverte quando arriva qualcuno."