giovedì, dicembre 18, 2008

La (mia) venticinquesima ora



Sì… vaffanculo anche tu.
Affanculo io? Affanculo tu! Tu e tutta questa merda d’Italia e di chi ci abita.
Affanculo, italiano di merda, che mi metti in bocca cose che non ho detto solo perché non hai capito un cazzo di quello che ho detto.
Affanculo a te, che parcheggi in doppia fila ma quando ti bloccano l’auto e devi uscire ti incazzi come una bestia.
Affanculo a te che passi avanti alla gente in coda ma che fai guerra quando cercano di passare avanti a te.
Sì, vaffanculo a te che prendi le tessere dei partiti solo per quello che possono servire a te, e non per quello che puoi fare te per loro.
E vaffanculo a te che pensi che chi ha un po’ di cultura, di curiosità intellettuale, sia uno snob di merda, solo perché tu sei una testa di cazzo ma non lo ammetterai mai.
E vaffanculo a te che quando sei nella merda non ti rimbocchi le maniche per uscirne ma ti lamenti perché gli aiuti non sono stati tempestivi.
E vaffanculo a te che commissioni i lavori e chiedi il rispetto delle scadenze, ma quando poi devi pagarli c’è tempo.
In culo a te che vivi in Sicilia e quando vedi la mafia abbassi la testa e tiri avanti perché tanto è così che vanno le cose e tu non puoi fare niente e poi perché, che ci pensi qualcun altro, io tengo famiglia.
E in culo a te che vivi a Milano e ti credi di essere superiore agli altri, ma sei solo un pezzo di merda cacato a fatica.
E in culo a te che vivi a Napoli, che ti lamenti dell’immondizia sotto casa e poi esci di nascosto per buttare la lavatrice vecchia perché tanto fanno tutti così.
E vaffanculo anche alla Firenze bottegaia.
Vaffanculo ai radical chic, con la villa, il lavoro da diecimila euro al mese, i figli all’università col posto da manager già assicurato, e la tessera di un partito di sinistra (magari estrema) in tasca.
E in culo alla fuga dei cervelli, perché li capisco, ma, cazzo, se vanno tutti via qua restiamo solo noi teste di cazzo.
Vaffanculo alla Chiesa che mette bocca dappertutto tranne che sul mio cazzo, che è l’unico posto dove si meriterebbe di metterla, quella troia.
E vaffanculo anche a Cristo e alla croce su cui l’hanno inchiodato, perché Jesse Custer aveva ragione.
Vaffanculo a te che non bestemmi, perché in realtà c’è sempre un buon motivo per farlo.
Vaffanculo il furbo che ti credi di essere, senza capire che anche gli altri pensano di essere furbi come e più di te e che a forza di metterlo in culo l’uno all’altro si fa solo un triste trenino dell’amore.
Vaffanculo a te che critichi le coppie gay, i conviventi, i figli fuori dal matrimonio, poi esci vai a troie e ti fai l’amante, torni a casa e attacchi lo scolo alla moglie.
Vaffanculo a te che dici di essere comprensivo e altruista e poi parli sempre e solo dei tuoi problemi e non ascolti mai gli altri.
Vaffanculo ai razzisti che non si ricordano di quando i “non palesemente negri” eravamo noi.
Vaffanculo agli uomini che si depilano.
Vaffanculo ai valori che la televisione ci inculca sottilmente, trasformandoci tutti in Amici di Maria De Filippi e in Uomini e Donne di merda.
Vaffanculo ai ragazzini con due cellulari e ai genitori che glieli comprano.
In culo al MOIGE che preferisce far tagliare due scene dove trombano in un film (ma che non dice niente sulle scene di violenza) piuttosto che seguire i figli.
Vaffanculo te e la maiala della tu mamma, quella bucaiola.
In culo a voi, perché diventiamo quel che facciamo finta di essere, sicché dobbiamo stare molto attenti a quel che facciamo finta di essere.
In culo a voi, perché può anche capitare, per campare, di vendere il culo. L'importante è non vendere mai l'anima.
E in culo a voi, che implorate giustizia, e non sognate se non privilegi, non invidiate se non abusi e prepotenze, e una cosa sola desiderate: esser padroni, poiché non sapete essere uomini liberi e giusti, ma o servi o padroni.
E vaffanculo a Pier Paolo Pasolini, Giorgio Gaber, Andrea Pazienza, Ennio Flaiano, Enrico Berlinguer, Curzio Malaparte, Piero Ciampi e Fabrizio De Andrè perché ora c’era bisogno di loro.
E vaffanculo a me, perché quando incomincio a comportarmi come un cretino, niente al mondo può trattenermi.
No, no, in culo a te, Lorenzo Corti. Avevi tutto e l’hai buttato via. Brutta testa di cazzo!

mercoledì, dicembre 17, 2008

CV (1): Redazionali e articoli per siti web

a) Redazionali

Aprile 2005
Alan Moore alla Image

redazionale apparso sul volume Supreme: The Return, vol. 2, Free Books, aprile 2005.

Giugno 2005
Storia editoriale di Supreme

redazionale apparso sul volume Supreme: The Return, vol. 3, Free Books, giugno 2005.

b) Articoli per Fumettidicarta

AARGH! Alan Moore e l'omosessualità

Febbraio 2006
Dizionario sentimentale dei fumetti: A come Alan Ford

Aprile 2006
Dizionario sentimentale dei fumetti: P come Preacher

L'occhio che uccide

Giugno 2005
Detective Dante n. 1


martedì, dicembre 02, 2008

Oggi va un po' così...

''Ti avrei voluto cantare una canzone per farti addormentare e continuare il sogno che ti aveva fatto svegliare.
Ti avrei voluto timido per vederti arrossire, cocciuto per discutere con te, per litigare.
Ti avrei voluto di fianco a camminare tutti e due in silenzio cercando di scoprire ciò che l’altro ha dentro e che non riesce a dire.
Ti avrei voluto insegnare tutte le cose che non so fare.
Ti avrei voluto il giorno che dovevi partire per il piacere di vederti ritornare.
Ti avrei voluto il tempo del tuo primo amore.
Ti avrei voluto vicino quando me ne dovrò andare.
Ti avrei voluto volere quella volta che non ti ho voluto.”

Lettera a un figlio non voluto di Andrea Roncato.

sabato, luglio 05, 2008

40

castagno d'andrea - 1976

go ahead, make my day - 1986

da qualche parte nel pratomagno - circa '90

io e la sorellina - 1991 (?)

gesù iscariota - 1991

elisa? sì, elisa - 1993

until the end of the world

presentazione killer elite - lucca 2005

la DOUbLe SHOt prepara Demo - 2006

burchielli, gadaldi, wood, gianfelice, gulgielmini, uno a caso - lucca 2007

cazzo, s'è vinto.... - lucca 2007

...oggi son 40.

beh, poteva andare peggio fin qua.

martedì, maggio 13, 2008

Ahmed l'ambulante

Qualche anno fa un amico, Fabiano Fedi, che all'epoca preparò il logo di Killer Elite e il mini-sito promozionale, disse a me e ai due Alessi, con cui stavamo lavorando appunto al primo Killer Elite, che gli sarebbe piaciuto disegnare una versione a fumetti di Ahmed l'ambulante, la poesia di Stefano Benni (dalla quale i Modena City Ramblers hanno tratto una splendida canzone).
Visto che adoro quella poesia, proposi a Fabiano di buttargli giù la sceneggiatura della trasposizione.
Dopo un paio di anni da quel momento, qualche mese fa Fabiano mi ha mandato le prime tavole a matita.
Visto che mi piace postare i work in progress, ecco qua la sceneggiatura e le tavole che mi ha mandato.

AHMED L’AMBULANTE

PAGINA 1

VIGNETTA 1

Vignetta a tutta striscia. Esterno notte. Nevica.

Panoramica di un portico nel centro di una grande città (tipo Firenze, Bologna, Torino). Poca gente imbacuccata in cappotti, pellicce, piumini, con sciarpe, cappelli e guanti cammina rapidamente senza far caso al tappeto dell’ambulante Ahmed, con sopra orologi, collanine, alcune statuette di ebano raffiguranti elefanti, giraffe, divinità africane.

TITOLO : AHMED L’AMBULANTE (da Stefano Benni)

DIDA: Quaranta notti nel gelo

Sotto un portico deserto

Ho venduto orologi

Alle stelle.

VIGNETTA 2

Piano americano dell’ambulante, seduto dietro al suo tappeto con la mercanzia. Ha un sorriso gentile sul volto, velato da uno sguardo leggermente triste.

In primo piano sulla sinistra della vignetta, una statua d’ebano raffigurante una splendida donna di colore, nuda, in piedi, con una lunga lancia in mano alla quale si appoggia. E’ Ashiwa, dea della notte.

VIGNETTA 3

Primissimo piano della statua. Si intravedono maggiori dettagli, i capezzoli, lo sguardo sereno.

DIDA: Ashiwa, dea della notte

Vieni a coprirmi d’oro

VIGNETTA 4

Primo piano dell’ambulante seduto con le gambe incrociate. Le mani appoggiate alle gambe.

DIDA: Ho braccialetti finti

Un anello per ogni mano

VIGNETTA 5

Primissimo piano del volto della statua. La bocca ha un sorriso enigmatico.

DIDA: Ma nessuna moglie.



PAGINA 2

VIGNETTA 1

A striscia intera come la prima vignetta di pag. 1. Notte.

Il portico è deserto, se si esclude un gruppetto di tre-quattro teppisti che, da sinistra, si stanno avvicinando all’ambulante, sulla destra della vignetta, sempre seduto a gambe incrociate davanti al tappeto.

DIDA: La quarantunesima notte

VIGNETTA 2

Piano medio dei teppisti. Sono ubriachi. Uno di loro, mentre guarda i suoi compagni con espressione divertita, indica verso destra, in direzione di Ahmed (che è fuori inquadratura).

DIDA: Vennero a portarmi via

VIGNETTA 3

Piano americano dei teppisti che, arrivati da Ahmend, lo maltrattano. Uno da’ calci alla statua di Ashiwa, che cade. Braccialetti ed altri ninnoli volano sollevati dal calcio. Ahmed cerca di alzarsi, riparandosi il volto con un braccio, mentre con l’altro si solleva. E’ visibilmente terrorizzato dall’improvvisa esplosione di violenza.

DIDA: Pestarono gli orologi

Sotto i piedi come conchiglie

VIGNETTA 4

Primo piano di Ashiwa, a terra, col suo sorriso enigmatico

DIDA: Ashiwa, dea della notte

VIGNETTA 5

Primo piano di Ahmed che prende un calcio in faccia

DIDA: Vieni a portarmi a casa

VIGNETTA 6

Inquadratura delle gambe dei teppisti, che hanno circondato Ahmed e lo stanno riempiendo di calci.

Ahmed è raggomitolato quasi in posizione fetale per coprirsi dai colpi. Ha un’espressione terrorizzata, la bocca spalancata in un muto urlo di dolore e disperazione.

DIDA (in alto a sinistra): Arriverò con la valigia piena

Di dolci e cravatte

DIDA (in basso a destra): Vedrò il mio villaggio

PAGINA 3

VIGNETTA 1
Primo piano dei volti dei teppisti che guardano verso il basso continuando a tirare calci ad Ahmed.

Hanno larghi sorrisi malvagi, pupille dilatate, ebbri di violenza.

DIDA: Così, per divertirsi

VIGNETTA 2

PP del volto di Ahmed pesto e sanguinante. Con le mani cerca di coprirsi il volto, la bocca spalancata dalla quale esce un fiotto di sangue, come anche dal naso. Una smorfia di dolore.

DIDA: O perché risposi male

VIGNETTA 3

Scontornata bianca. PM di uno dei teppisti che tira una bastonata ad Ahmed (fuori inquadratura). E’ ripreso di schiena mentre mena il fendente letale.

DIDA: Mi ruppero la testa

Con un bastone

VIGNETTA 4

PP della testa di Ahmed a terra. Ha gli occhi chiusi. Un rivolo di sangue gli esce dalla testa e gocciola sulla fronte.

Davanti a lui, in PPP, la testa della statua di Ashiwa, riversa a terra come quella di Ahmed.

DIDA: Ashiwa, dea della notte

Venne a liberarmi

VIGNETTA 5

PA dei teppisti che scappano verso destra, lasciando, sulla sinistra della vignetta, il corpo di Ahmed riverso sul tappeto, in mezzo alla sua mercanzia.

DIDA: Le tempie mi baciò

Le ferite guarirono

Loro non la videro


PAGINA 4

VIGNETTA 1

Vignetta a tutta striscia. Giorno.

Panoramica del portico simile a quella della prima vignetta di pagina 1.

Adesso il portico è pieno di curiosi, paramedici, poliziotti che delimitano la zona dove c’è il corpo di Ahmed.

Davanti al portico, sulla destra della vignetta, un’ambulanza col portellone posteriore aperto.

VIGNETTA 2

PA di due infermieri che portano la barella con sopra il corpo di Ahmed coperto da un lenzuolo. Il telo è macchiato di sangue in più punti, in particolare in prossimità della testa.

VIGNETTA 3

PP del lenzuolo sulla barella, nel punto che copre la testa di Ahmed.

DIDA: Non sono morto in un sacco di tela

VIGNETTA 4

PA di una pira funeraria in uno spiazzo nella savana. Sulla pira, ancora spenta, il corpo di Ahmed coperto da un lenzuolo come quello sulla barella.

DIDA: Ma su una grande pila d’ebano

In mezzo alla foresta

VIGNETTA 5

PM di un uomo di colore, vestito con un abito stile masai (o comunque guerriero africano), le braccia coperte di bracciali, che con una torica appicca il fuoco alla pira.

PAGINA 5

Splash page a tutta pagina.

La pira funeraria arde ed una nuvola di fumo, bianco all’altezza della pira e sempre più nero verso l’alto, si alza nel cielo.

Il fumo nero delinea l’immagine del volto di Ashiwa come è raffigurata nella statua.

Attorno alla pira, uomini donne e bambini ballano, cantano e suonano tamburi.

DIDA (in alto): E la mia gente ha cantato

DIDA (in basso): Per quaranta notti.

lunedì, aprile 28, 2008

Gabbiano ipotetico....


Qualcuno era comunista perché era nato in Emilia.

Qualcuno era comunista perché il nonno, lo zio, il papà, ... La mamma no.

Qualcuno era comunista perché vedeva la Russia come una promessa, la Cina come una poesia, il comunismo come il paradiso terrestre.

Qualcuno era comunista perché si sentiva solo.

Qualcuno era comunista perché aveva avuto un'educazione troppo cattolica.

Qualcuno era comunista perché il cinema lo esigeva, il teatro lo esigeva, la pittura lo esigeva, la letteratura anche: lo esigevano tutti.

Qualcuno era comunista perché glielo avevano detto.

Qualcuno era comunista perché non gli avevano detto tutto.

Qualcuno era comunista perché prima (prima, prima...) era fascista.

Qualcuno era comunista perché aveva capito che la Russia andava piano, ma lontano... (!)

Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona.

Qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona...

Qualcuno era comunista perché era ricco, ma amava il popolo...

Qualcuno era comunista perché beveva il vino e si commuoveva alle feste popolari.

Qualcuno era comunista perché era così ateo che aveva bisogno di un altro Dio.

Qualcuno era comunista perché era così affascinato dagli operai che voleva essere uno di loro.

Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di fare l'operaio.

Qualcuno era comunista perché voleva l'aumento di stipendio.

Qualcuno era comunista perché la rivoluzione?... oggi, no. Domani, forse. Ma dopodomani, sicuramente!

Qualcuno era comunista perché... "la borghesia il proletariato la lotta di classe, cazzo!"...

Qualcuno era comunista per fare rabbia a suo padre.

Qualcuno era comunista perché guardava solo RAI3.

Qualcuno era comunista per moda, qualcuno per principio, qualcuno per frustrazione.

Qualcuno era comunista perché voleva statalizzare TUTTO!

Qualcuno era comunista perché non conosceva gli impiegati statali, parastatali e affini...

Qualcuno era comunista perché aveva scambiato il materialismo dialettico per il Vangelo Secondo Lenin.

Qualcuno era comunista perché era convinto di avere dietro di sè la classe operaia.

Qualcuno era comunista perché era più comunista degli altri.

Qualcuno era comunista perché c'era il Grande Partito Comunista.

Qualcuno era comunista malgrado ci fosse il Grande Partito Comunista.

Qualcuno era comunista perché non c'era niente di meglio.

Qualcuno era comunista perché abbiamo avuto il peggiore partito socialista d'Europa!

Qualcuno era comunista perché lo Stato, peggio che da noi, solo l'Uganda...

Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di quarant'anni di governi democristiani incapaci e mafiosi.

Qualcuno era comunista perché Piazza Fontana, Brescia, la stazione di Bologna, l'Italicus, Ustica, eccetera, eccetera, eccetera!...

Qualcuno era comunista perché chi era contro, era comunista!

Qualcuno era comunista perché non sopportava più quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia!

Qualcuno, qualcuno credeva di essere comunista, e forse era qualcos'altro.

Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana.

Qualcuno era comunista perché credeva di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri.

Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo, perché sentiva la necessità di una morale diversa.

Perché forse era solo una forza, un volo, un sogno.
Era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.

Qualcuno era comunista perché con accanto questo slancio ognuno era come più di se stesso: era come due persone in una. Da una parte la personale fatica quotidiana, e dall'altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo, per cambiare veramente la vita.

No, niente rimpianti. Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare, come dei gabbiani ipotetici.

E ora?
Anche ora ci si sente in due: da una parte l'uomo inserito, che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana, e dall'altra il gabbiano, senza più neanche l'intenzione del volo. Perché ormai il sogno si è rattrappito.
Due miserie in un corpo solo.



    - Giorgio Gaber & Sandro Luporini
    (da "E pensare che c'era il pensiero", 1995)

giovedì, aprile 10, 2008

Il lato gioioso della vita



Some things in life are bad
They can really make you mad
Other things just make you swear and curse.
When you're chewing on life's gristle
Don't grumble, give a whistle
And this'll help things turn out for the best...

And...always look on the bright side of life...
Always look on the light side of life...

If life seems jolly rotten
There's something you've forgotten
And that's to laugh and smile and dance and sing.
When you're feeling in the dumps
Don't be silly chumps
Just purse your lips and whistle - that's the thing.

And...always look on the bright side of life...
Always look on the light side of life...

For life is quite absurd
And death's the final word
You must always face the curtain with a bow.
Forget about your sin - give the audience a grin
Enjoy it - it's your last chance anyhow.

So always look on the bright side of death
Just before you draw your terminal breath

Life's a piece of shit
When you look at it
Life's a laugh and death's a joke, it's true.
You'll see it's all a show
Keep 'em laughing as you go
Just remember that the last laugh is on you.

And always look on the bright side of life...
Always look on the right side of life...
(Come on guys, cheer up!)
Always look on the bright side of life...
Always look on the bright side of life...
(Worse things happen at sea, you know.)
Always look on the bright side of life...
(I mean - what have you got to lose?)
(You know, you come from nothing - you're going back to nothing.
What have you lost? Nothing!)
Always look on the right side of life...

martedì, febbraio 05, 2008

Istanti

Se potessi vivere di nuovo la mia vita.
Nella prossima cercherei di commettere più errori.
Non cercherei di essere così perfetto, mi rilasserei di più.
Sarei più sciocco di quanto non lo sia già stato,
di fatto prenderei ben poche cose sul serio.
Sarei meno igienico.
Correrei più rischi,
farei più viaggi,
contemplerei più tramonti,
salirei più montagne,
nuoterei in più fiumi.
Andrei in più luoghi dove mai sono stato,
mangerei più gelati e meno fave,
avrei più problemi reali, e meno problemi immaginari.
Io fui uno di quelli che vissero ogni minuto
della loro vita sensati e con profitto;
certo che mi sono preso qualche momento di allegria.
Ma se potessi tornare indietro, cercherei
di avere soltanto momenti buoni.
perché, se non lo sapete, di questo è fatta la vita,
di momenti: non perdere l'adesso.
Io ero uno di quelli che mai
andavano da nessuna parte senza un termometro,
una borsa dell'acqua calda,
un ombrello e un paracadute;
se potessi tornare a vivere, vivrei più leggero.
Se potessi tornare a vivere
comincerei ad andare scalzo all'inizio
della primavera
e resterei scalzo fino alla fine dell'autunno.
Farei più giri in giostra,
guarderei più albe,
e giocherei con più bambini,
se mi trovassi di nuovo la vita davanti…
Ma vedete, ho 85 anni
e so che sto morendo…


nota: ringrazio Pierangelo che in un post di commento mi ha fatto sapere che la poesia non è di Borges. Ho guardato i link che nel suo blog portano a dove si dovrebbe scoprire l'autore della poesia, ma non ci ho capito nulla...
Quindi non ho idea di chi sia...
Rimane bella.