lunedì, gennaio 22, 2007

domenica, gennaio 21, 2007

Fili in sospeso, capitolo undicesimo

11.

Gli uomini si sono sempre sforzati di conservare il passato, di mantenerlo come vivo, e in questo non c'è niente di male. Altrimenti ci mancherebbe la continuità, avremmo solo l'istante. E l'istante, il presente, senza un passato, vuol dir poco o niente.

(Philip K. Dick)

Non riesco a dormire.

Sono le quattro e mezzo del mattino, sono sveglio da una ventina d'ore, dodici delle quali passate fra matrimonio, rinfresco e discoteca, ma non riesco a dormire. Ho riportato a casa Giorgia, sua cugina Patrizia e Marco, poi ho fatto tre volte il giro del paese in auto prima di passare davanti a casa, ma non mi sono fermato, ho continuato sulla strada che porta verso la fonte del Borbotto fino al punto in cui finisce l'asfalto, ho fatto inversione e soltanto allora mi sono deciso ad andare a letto.

Ma non riesco a dormire.

Sono sdraiato a letto, nel buio e nel silenzio più totali, e questa situazione di quasi completa privazione sensoriale permette al cervello di funzionare a pieno regime su altri sentieri. Ora si sta divertendo, scartabellando nei suoi archivi neuronici e tirando fuori ricordi polverosi dallo schedario contrassegnato con 'Giorgia'. Una tempesta bio-elettrica di ricordi, sensazioni, frammenti...

.....casa mia, a Castagno, una stanza buia, un camino acceso, mobili di formica, una poltrona, un televisore su un carrello, Hotel California degli Eagles dal radio-registratore sul tavolo, Giorgia e Matteo avvinghiati su una sedia, lontani dal camino, io guardo i ceppi che bruciano, le fiamme, la cenere e parlo con Giampiero, che guarda me, guarda loro, non capisce, fa per chiedermi qualcosa ma alzo il braccio, la mano aperta, 'lascia perdere', significa, 'non ti preoccupare', faccio finta che per me sia una storia passata, finita....

...Bologna, quartiere del Pilastro, l'inaugurazione di un centro commerciale, io, Carlo, Alessandro e Riccardo, mentre aspettiamo Giorgia, saliamo su un piccolo palco e in coro intoniamo una canzonaccia sconcia, lei esce proprio in quell'istante da un bar davanti al palco, ci vede, sgrana gli occhi, se li copre e rientra nel bar...

...e quell'anno che Giorgia portò Caroline a Castagno, era il 1987, ed ho ancora il suo indirizzo scritto su un pezzo del dépliant che pubblicizzava l'ennesima 'Estate musicale' organizzata da Don Bruno...

....stavolta la casa è la sua, ancora una stanza buia, un tavolo con un'incerata a quadretti rossi e bianchi, altri mobili da cucina in formica, sedie impagliate, un altro camino acceso, io seduto davanti al camino, Giorgia sopra le mie gambe, è il due gennaio e ci sono ricascato per la terza, quarta o quinta volta...

....un mese dopo, in treno a Bologna, ma non sono solo, anzi, ci sono Alessandro, Carlo, Matteo, Pietro, Tommaso e altri ancora, la giornata è divertente, prima in giro per Bologna, poi al McDonald's, infine a conoscere le amiche di Giorgia, una bella giornata davvero, ma non riesco a togliermi di dosso la sensazione di essere stato un imbecille....

...ai giardini pubblici, soli su una panchina, il sole che ci riscalda e le mie mani che si muovono dappertutto, entrano sotto la camicetta, poi scendono, si infilano sotto i suoi pantaloni, metà dita che riescono a superare anche l'elastico delle mutandine e la punta delle falangi che per un attimo arriva a toccare....

Non riesco a dormire.

Cazzo.

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giovedì, gennaio 18, 2007

martedì, gennaio 16, 2007

Fumetti di Carta: Alan Moore e l'omosessualità

Tra le poche cose di cui sono contento, c'è la collaborazione al sito Fumetti di Carta, per il quale ho scritto alcuni articoli (pochi, troppo pochi, purtroppo).
Mi è venuta una mezz'idea di riproporli anche qua, così il blog diventa proprio un archivio delle mie cose (alcuni direbbero un cestino.....).
Il primo riguardava il mio autore preferito di comics. Eccolo. Se cliccate sul titolo sotto, andate anche direttamente al sito dove trovate la versione originale dell'articolo

Alan Moore e l'0mosessualità




Leviticus condemned most sexual practiceas unclean, including that between two men.
This was designed to snub the Canaanites, whose male priests practiced sodomy.
Had they been cannibals instead, how different might things be.
(Il Levitico condannò/Molte pratiche sessuali/Come impure,/comprese quelle/tra due uomini.//Ciò venne pensato/Per umiliare i Canaaniti,/i cui sacerdoti/praticavano la sodomia.//Se fossero stati/Cannibali, invece,/quanto diverse/le cose sarebbero state. - Alan Moore, THE MIRROR OF LOVE, pag. 1)


Alan Moore nel 1988 è l’autore più famoso ed influente del mondo dei comics: ha stravolto e cambiato l’ottica del fumetto di supereroi con capolavori come Watchmen, Swamp Thing, Batman: The Killing Joke, e aperto la strada a tutta una generazione di scrittori e disegnatori inglesi che hanno portato una ventata di nuove idee allo stantio universo dei comic books supereroistici statunitensi. In quell’anno sta lavorando a due opere lontanissime dall’universo dei supereroi, come From Hell e Lost Girls, che avranno una gestazione lunghissima (della seconda sembra che ne vedremo la versione definitiva nel 2005, a oltre quindici anni di distanza dall’apparizione del primo albo), e dal punto di vista personale sta vivendo una relazione a tre con la prima moglie Phyllis e la loro girlfriend Debbie Delano.
Il governo inglese propone proprio in quei mesi la Clause 28, ovvero la ventottesima sezione del Local Government Act del 1988, che imponeva alle autorità locali di non promuovere intenzionalmente o pubblicare materiale con l’intenzione di promuovere l’omosessualità e di non insegnare come valore l’accettazione dell’omosessualità come forma di relazione familiare. Moore e le sue due compagne rimangono sconvolti da questa ennesima recrudescenza sessista, e l’autore inglese pensa così di contribuire alla causa delle associazioni che stavano lottando contro l’approvazione della Clause 28 attraverso la realizzazione e la diffusione di un comic book i cui proventi andassero totalmente aloro beneficio. Nasce così il progetto di AARGH! (Artists Against Rampant Government Homophobia) e della casa editrice dello scrittore, la Mad Love, che però avrà vita breve ed il cui fallimento porterà Moore sull’orlo del tracollo finanziario.
AARGH! Nasce come antologia di contributi a fumetti richiesti, a titolo gratuito, a molti autori per appoggiare l’iniziativa, ed Alan Moore scrive appositamente per l’albo una breve storia di 8 pagine, THE MIRROR OF LOVE, per i disegni di Steve Bissette e Rick Veitch, autori che avevano già collaborato con lui nella lunga run di Swamp Thing, e che ritroverà al suo fianco qualche anno dopo per il progetto della mini 1963 per la Image Comics.
Nel breve “poema in prosa” (come l’ha definito lo stesso autore), Moore riassume l’importanza dell’apporto di personalità omosessuali nella storia e nell’evoluzione dell’arte, della letteratura e della cultura occidentale. Il senso dell’operazione è quello di dimostrare agli eterosessuali (ed in particolare agli omofobi) come lo sviluppo dell’arte e del pensiero avesse avuto una forte spinta in avanti proprio grazie ad autori, pensatori ed artisti omosessuali o bisessuali, e di rendere l’universo gay maggiormente consapevole e orgoglioso di questo.
Nel 2003 l’artista e fotografo Jose Villarubia, già collaboratore di Alan Moore su Promethea, propone allo scrittore di riprendere in mano THE MIRROR OF LOVE e di trasformarlo, associando al testo originale non più delle tavole disegnate ma una serie di quaranta fotografie che più che illustrare il testo ne evocassero le sensazioni espresse. Questa nuova prestigiosa edizione è stata pubblicata dalla Top Shelf in un elegante volume.
Se THE MIRROR OF LOVE è l’opera in cui Alan Moore ha focalizzato l’omosessualità come argomento, come centro del racconto, l’autore inglese ha toccato il tema anche in altri suoi lavori a fumetti., attraverso personaggi più o meno velatamente gay, ma mai in modo pruriginoso, offensivo o sessista.
La sessualità, in quanto parte importante della vita umana e delle relazioni interpersonali, ha sempre avuto rilievo nelle storie dello sceneggiatore (basti pensare alla storia d’amore tra Swamp Thing e Abigail Arcane, la cui rappresentazione grafica portò alla pubblicazione dell’albo senza l’approvazione della Comics Code Authority), fino dalle opere scritte per il mercato inglese nei primi anni ’80. Già nel Book Three delle avventure di Halo Jones, una delle serie più famose realizzate da Moore sulla rivista 2000 AD, appare il personaggio di Toy, una donna soldato che si innamora della protagonista, la quale confonde per amicizia i suoi sentimenti. Anche in Miracleman l’autore ha accennato all’omosessualità di uno dei personaggi, Young Marvelman, accenno che poi è stato utilizzato da Neil Gaiman nella prosecuzione della serie.
La visione di Alan Moore dell’omosessualità rientra nella sua visione più generale della sessualità e degli atti creativi. Riprendendo Freud, le teorie sulla creatività di Jean Cocteau e le pratiche magiche di cui si interessa da una decina d’anni, lo scrittore inglese afferma che tutto quanto è sessualità e che l’atto creativo è comunque il risultato del rapporto, dell’accoppiamento “virtuale” tra la parte maschile (generalmente più creativa, investigativa) e quella femminile (più ricettiva, maggiormente volta verso il tentativo di comprendere le cose) di noi stessi, intese come energie che ognuno di noi possiede, anche se in proporzioni diverse. Partendo da questo assunto, l’idea di una sessualità “migliore”, o comunque preferibile rispetto ad un’altra, diventa per Moore irrilevante. Ogni tipo di sessualità, di rapporto amoroso-sessuale tra persone, è di per sé normale, perché ha origine in questa compresenza di energia maschile e femminile, derivante dal fatto che, come affermava Freud, lo stato iniziale, fondamentale, della sessualità umana, è polimorfico, contiene in sé tutte le possibilità esprimibili.
Questa visione naturale della, o meglio delle sessualità, si riscontra anche in alcuni tra i più recenti lavori dello sceneggiatore: Promethea, Top 10 e Lost Girls.
In Top 10, miniserie facente parte dell’etichetta America’s Best Comics creata dall’autore inglese a fine anni ‘90, Alan Moore descrive la giornata di un distretto di polizia in una città dove tutti gli abitanti hanno super-poteri. Questo permette all’autore di analizzare maggiormente le relazioni interpersonali tra i numerosi personaggi protagonisti della storia, rendendo la saga in 12 numeri una specie di 87° Distretto (la lunga serie di romanzi polizieschi che ha come protagonisti un gruppo di poliziotti, scritta dall’americano Ed McBain), e di utilizzare i super-poteri nelle loro conseguenze “normali”, e non come un sovrappiù di un singolo personaggio o di un gruppo di persone che eccellono tra le altre.
Le pagine finali della miniserie (“Court on the Street”, Top Ten n. 12, pubblicato in italiano su ABC n. 12 del maggio-giugno 2003 e ristampato sull’ultimo dei tre volumi in cui la Magic Press ha raccolto la miniserie) mostrano il ritorno a casa di uno dei protagonisti della lunga storia, un anziano poliziotto che, risalendo le scale di casa, saluta il suo compagno, lo bacia, si siede insieme a lui a bere un cocktail chiacchierando del più e del meno in attesa della cena. La normale scena del rientro a casa di un lavoratore, scritta con leggerezza e poesia. Niente di gridato e di annunciato come “evento” (al contrario di quanto successe con l’outing pubblico di un altro supereroe, Northstar, sulla serie Marvel Alpha Flight negli anni ’90), niente di stereotipato (al contrario della coppia di supereroi gay più famosa di questi ultimi anni, Apollo e Midnighter di Authority, realizzati graficamente secondo stereotipi classici come il biondo efebo e il sado-maso vestito in pelle), solo la normalità della vita quotidiana.
In Promethea, serie da poco terminata negli USA e facente parte, come Top Ten, dell’etichetta ABC, Alan Moore illustra una summa di tutto quello che è ed è stato considerato magia nell’arco della storia dell’uomo, ed i riferimenti alla sessualità, a qualunque tipo di sessualità, ed alle sue correlazioni con la magia, sono continui, fino a diventare argomento unico di un numero della serie (il n. 10 “Sex, Stars and Serpents”, pubblicato in italiano su ABC n. 11 del marzo-aprile 2003).
Sessualità, omosessualità, bisessualità sono i temi portanti anche di Lost Girls, opera iniziata all’inizio degli anni ’90 (i primi sei capitoli apparvero sulla rivista Taboo, insieme ai primi capitoli di From Hell) e di cui ancora non si è vista l’edizione integrale, che dovrebbe apparire, come detto all’inizio di questo articolo, nel corso del 2005 per i tipi della Top Shelf. Disegnata con una tecnica a pastelli da quella che, nel corso degli anni passati dall’inizio della stesura della sceneggiatura, è diventata la compagna di Alan Moore, Melida Gebbie (autrice anche della supereroina fetish Cobweb realizzata dallo sceneggiatore inglese per l’etichetta America’s Best Comics), Lost Girls ha come protagoniste tre eroine della letteratura per l’infanzia di fine ‘800 – inizio ‘900, Alice (di Alice nel Paese delle Meraviglie), Wendy (di Peter Pan) e Dorothy (de Il Mago di Oz) che si ritrovano, ormai giovani donne, in un hotel sul lago di Costanza. Mentre nel mondo esterno all’hotel infuria la Prima Guerra Mondiale, le tre protagoniste passano attraverso numerosi rapporti sessuali tra di loro e con gli altri ospiti dell’albergo.
L’intenzione dell’autore è quella di non escludere nessuna forma di esperienza erotica dalla rappresentazione di Lost Girls, a maggior conferma della sua opinione che non c’è niente di sbagliato in nessun orientamento sessuale ed in nessun tipo di rapporto sessuale, quando non c’è coercizione. La presenza della guerra, aleggiante nel sottofondo della storia, serveper affermare con maggior forza come tutto quello che accade a letto tra persone consenzienti diventi niente al confronto dell’orrore che esprime la società nella sua totalità quando c’è una guerra.
L’ennesima, anche se metaforica, critica a tutti coloro che additano le tendenze sessuali o i costumi e gli stili di vita degli altri, senza capire che ci sono cose molto più serie di cui occuparsi e PREOCCUPARSI.
L’ennesima lezione di liberalismo ed apertura mentale di un grande autore.

lunedì, gennaio 15, 2007

Fili in sospeso, capitolo decimo

10.

Grazie, ho passato una serata veramente meravigliosa. Ma non è questa.

(Groucho Marx)

Quando finisco di parlare, per qualche secondo c'è solo silenzio. O meglio, nessuno di noi due dice niente, perchè di silenzio proprio non si può parlare con la discoteca fuori, il piano-bar dentro e cinque o sei gruppi di ragazzi seduti ai tavolini, che vociano per superare il rumore.

Poi Giorgia mi risponde. "Ti credo." dice, e fa una pausa.

"In passato non mi sono fidata di te, molte volte..." comincia, "...ma stavolta. Che senso avrebbe dirmi tutto questo se non fosse vero?"

"Già." ribatto un po' amaro. "Che senso avrebbe?"

"C'è una cosa alla quale ho pensato spesso." continua. "Sono giunta alla conclusione che l'amore, l'amore eterno intendo, quello che dura tutta la vita, esiste davvero. Per quante persone si possa conoscere, amare, solo una è quella che ti prende, che ricorderai sempre. Ma non è detto che è quella con la quale passerai tutta la vita, se Nostro Signore non vuole. A volte Lui desidera che siano altri ad accompagnarci, a vivere al nostro fianco, e allora dobbiamo fare la volontà di Dio, quello che Nostro Signore ha deciso che sia per il nostro meglio..."

'Vi abbiamo trasmesso 'Parola e Vita: il Vangelo della Domenica'' penso. Già al primo 'Nostro Signore' ho voglia di mostrarle la mia abilità nell'inanellare rosari di bestemmie di tutti i tipi, ma ascolto l'omelia in silenzio, annuendo durante le pause.

Gianni e la sua ragazza arrivano in quel momento, e mi impediscono di chiedere a Giorgia l'applicazione pratica della sua teoria, di sostituire nomi e cognomi a quelle variabili definite come 'amore eterno', 'persone', 'altri'.

"Oh. Biondo." mi fa Gianni. "L'hai sentito?"

"Che?"

"Ci sono i carabinieri col palloncino a cento metri da qui."

"Camadò!" esplodo, e mi scuso subito con Giorgia, anche se ora mi sento meglio, più leggero. Ne avevo proprio bisogno.

"E ora che si fa?" gli chiedo. "Io sto bene, un c'è problemi, ma con tutto quello che s'è bevuto l'etilometro si fa saltare per aria."

"Bisogna trovare qualcuno astemio che guidi. Io son digià d'accordo con Mario."

"Marco non beve" interviene Giorgia.

'Ti pareva.' penso, però è proprio quello che ci vuole. Ci dirigiamo all'esterno. Faccio andare avanti Giorgia di una decina di passi, poi la seguo. Appena fuori vedo Marco sempre seduto al tavolo in compagnia del mio giubbotto. Giorgia gli sta già spiegando il problema.

"Va bene" dice Marco. "Se ci sono i carabinieri guido io."

Sistemata la faccenda del ritorno Giorgia si mette a sedere al tavolo ed io vado verso la pista da ballo. Ballo scoglionato per qualche minuto, poi esco dalla pista piena di gente e mi siedo su una panca di legno, accanto a Matteo, in crisi perchè non riesce a trovare nessuno abbastanza sobrio da guidargli l'auto.

"Te chi hai trovato?" mi chiede.

"Marco. Già che c'è, almeno che si renda utile."

"E' anche astemio, eh?"

"Già. E' astemio, va in chiesa, è bravo all'università e quando si leva gli occhiali vola in cielo con una calzamaglia rossa e blu e una 'S' gialla sul petto. Di cognome fa Clarkent. Vaffanculo lui e la maiala di so' ma', quella bucaiola!"

Matteo si mette a ridere.

Davanti a noi, in alto sull'altro lato della pista, le luci stroboscopiche lampeggiano da una decina di minuti, facendo sembrare tutto quanto, ballerini in pista e brasiliane sui cubi, gente che guarda e gente che beve, come un film al rallentatore.

Arriva Gianni, con un bicchiere di vodka alla pesca e nuove notizie.

"Oh!" ci dice, mentre si abbassa verso di noi. "Ho parlato col padrone. I caramba sono andati a dirgli che avevano già fermato diverse macchine, e che tenevano il posto di blocco per un'altra mezz'ora, poi se n'andavano in caserma."

"Che si fa? Si prova a tornare a Castagno?" chiede Matteo, che ancora non è convinto.

"Te fa' come ti pare." gli dico. Guardo l'orologio, sono quasi le tre di notte. "Io mi son rotto i coglioni e comincio ad avere anche un po' di sonno. Ora vò al tavolo e gli dico che guido io, se voglian tornare a casa bene, se no s'attaccano."

Mi alzo e vado in direzione dei tavolini. Giorgia è seduta accanto a Marco e poggia la testa sulla sua spalla destra. Il mio giubbotto è ancora lì, sullo schienale della sedia davanti a loro.

"Allora si va." avverto, mentre agguanto il giubbotto e me lo infilo addosso. "I caramba si sono levati, sicchè posso guidare io."

"Come fai a saperlo?" mi chiede Marco. "E se poi ci sono ancora?"

"Che fai, porti male? Te un ti preoccupare, sono tornati in caserma." rispondo, e intanto mi tocco mentalmente le palle. "Comunque," dico rivolto a Giorgia, "puoi sempre recitare una preghiera."

"La puoi recitare anche tu." risponde zittita.

"Meglio di no, se no si trova i NOCS invece che i carabinieri."

Fili in sospeso, capitolo nono

9.

E' per questa ragione che l'amore è così disperatamente cercato e così abilmente evitato. L'amore toglie le maschere senza le quali temiamo di non poter vivere e dietro le quali sappiamo di non poter vivere.

(James Baldwin)

Mi schiarisco la voce, tentando di trovare il coraggio di cominciare il discorso. L'inizio, la partenza, è difficile. Quando uno ha iniziato, il resto viene da solo.

Giorgia è ancora qui accanto a me, seduti sulle scale che portano ai cessi della discoteca. Del resto sono passati solo pochi secondi da quando si è seduta, anche se a me sta sembrando un secolo. E così, di punto in bianco, senza quasi accorgermene, comincio.

"Beh.... vedi...

****

.... io stavo pensando che ...insomma, mi piaci, e allora..." Senza tanti altri giri di parole, anche perchè non so più cosa dire, l'abbraccio e appoggio la mia bocca sulla sua.

Giorgia rimane per un attimo perplessa, le labbra serrate. Probabilmente è il suo primo bacio, in fondo ha soltanto quattordici anni.

Siamo seduti sul tronco segato di un albero, in un praticello ai bordi della strada che a pochi metri da qui si allarga nella piazza di Le Prata. Una catasta di legna ci copre da sguardi indiscreti, e le foglie e i rami dei pioppi piantati dal comune parano un po' del sole assassino del dopo pranzo.

Lentamente Giorgia si scioglie dall'abbraccio e mi guarda senza dire nulla. "Certo che la potevi pure aprire la bocca, mica ti mordevo" le dico. Devo sempre rovinare tutto per il gusto di una battuta imbecille.

Me ne rendo conto subito, e cerco di rimediare. "No, scherzavo. Sono contento. Davvero....

****

...sono proprio contento di averti rivisto... Era una cosa che volevo fare da tempo. Forse non lo sai, anzi, non lo sai di sicuro, ma l'anno scorso per Santo Stefano sono venuto a Castagno perchè ho pensato 'lei c'è di sicuro, così la rivedo'.. Arrivo a Castagno, giro per la strada che porta a Le Prata, arrivo nella piazza e vedo la Ritmo blu... e un'altra macchina targata Bologna.... Così ho fatto il giro del paese, mi son fermato alla Veranda dieci minuti e sono tornato giù, a Firenze... Avevo dei dubbi anche se venire oggi al matrimonio, poi ho pensato che dovevo venire, perchè ti volevo rivedere, ti volevo parlare.... Perchè, insomma, per farla breve... Oh, io ti amo... Un c'è verso, sarà imbecille, sarà stupido, sara quello che ti pare, ma io ti amo... Come? Se ti prendo in giro? Ancora... Senti, una volta per tutte: io ero una testa di cazzo, mi comportavo male, a volte mi piaceva fare il ganzino, però, quando dicevo che ti amavo, dicevo la verità... e te un tu ci credevi... Ora poi, che senso avrebbe mentire? Bisognerebbe che andassi dallo psichiatra, dal grullaio, altro che mentire. A volte farei come nei cartoni animati: un bel buco nella testa con un succhiello per vedere di farti uscire da lì, e mi chiedi se è vero, se ti prendo in giro... Ti sembra che mi stia divertendo, che ti stia prendendo per il culo? A me un mi sembra, anzi... Ma insomma, io quello che ti volevo dire te l'ho detto, un so a che serva ma te l'ho detto, e un mi sento nemmeno meglio come credevo, che dicevo 'se riesco a parlarle, a farle capire, mi sentirò meglio di sicuro, comunque vada'... Sì, una sega. Mi sembra di star peggio di prima...."

Giochino scemo (parecchio)

Copio pari pari dal blog di un amico (Emo) che mi ha coinvolto in questo giochino scemo, ma divertente (come tutti i giochi scemi).




Si tratta di un gioco che si articola in tre fasi:
essere coinvolti da qualcuno (e abbiamo detto che è successo).
dire 5 cose di sè che non tutti sanno (e le scriverò sotto).
coinvolgere altri 5 amici bloggers, i quali dovranno - a loro volta - chiamare in causa altri 5.

Ecco le 5 cose che non sapete di me:

1. A 8 anni sono scappato dal cinema durante il finale di Frankenstein Junior perchè avevo paura.
Se penso che da allora ho rivisto decine di volte quel film, che per me è uno degli apici del cinema comico mondiale, e che sempre da allora ho visto i film horror più splatterosi e terribili ed angoscianti esistenti, ancora non riesco a capire come possa essere successo...

2. Mi commuovo con i più biechi mezzi usati per far commuovere il pubblico.
Prendete un film a caso dove venga usato un mezzo scontato e banale per far commuovere il pubblico più generalista. Fatto? Ecco, sicuramente quel mezzuccio da sceneggiatore da 4 soldi avrà effetto su di me.....

3. Odio gran parte del genere umano. Ma è colpa loro.
Eh sì.

4. Ho un attaccamento morboso alle mie amicizie. Anche se alcuni non li vedo da secoli, li penso di continuo.

5. Non ho abbastanza segreti per arrivare a 5.....

Ed i cinque amici bloggers che mi odieranno per averli coinvolti in questa benemerita stronzata?

Miticobaro (Andrea Barilli, che ha un blog splendido ed interessante, ma troooppo serioso!!!)

Andric70 (Andrea Toscani, traductor maximo, che ha anche lui bisogno di un'iniezione di idiozia per il suo blog)

Ausonia (Francesco Ciampi, disegnatorissimo. In verità vi dico, andate e leggetene tutti)

Rorschach (Riccardo Torti, altro disegnatore eccellente. E' romano, ma nessuno è perfetto....)

Marco Rizzo (ovvero Marco Rizzo, non il Comunista Italiano)

mercoledì, gennaio 03, 2007

duemila...settete!!!!!

piccolo break nella serie di post di "Fili in sospeso".
l'inizio dell'anno da' sempre modo di fare bilanci dei dodici mesi precedenti e dei buoni propositi per quelli che ci aspettano.
mettendo da parte il passato, nel futuro più prossimo ho un bel po' di cosettine da finire in tempi brevissimi.
Però stamani mi è tornata in mente la sceneggiatura di una storia scritta un paio di estati fa, al mare.
Me l'aveva chiesta un amico, Fabiano Fedi, che era da sempre affascinato dalla poesia Ahmed l'ambulante di Stefano Benni (la trovate nel libro Ballate, edito da Feltrinelli, oltre che in una versione in musica da parte dei Modena City Ramblers sul loro primo album: Riportando tutto a casa). Avrebbe voluto farne una versione a fumetti, ed una sera chiese a me, Alessio Landi e Alessio D'Uva se uno di noi fosse disponibile ad aiutarlo. Gli dissi che l'avrei fatta io.
Ho rivisto Fabiano quest'anno a Lucca, e mi ha detto che ancora non aveva avuto modo di disegnarla, ma ripensandoci stamani, mi piacerebbe proprio trovare anche un altro disegnatore, giusto per vedere fisicamente come verrebbe, e se avevo fatto un buon lavoro.
Chissà....