domenica, dicembre 17, 2006

Fili in sospeso, capitolo ottavo

8.

Ovunque uno si trovi, e per quanta illuminazione ci sia intorno, i rapporti umani sono un casino.

(John Updike)

La strada è illuminata dai fari dell'auto, tutto intorno buio completo, a parte i puntini gialli di altri fari che brillano nello specchietto retrovisore. Il rinfresco è finito poco dopo essere tornati col trattore, parenti e conoscenti sono andati verso le proprie case, gli sposi sono rimasti con noi finchè non ci siamo divisi nelle macchine, direzione il Gipsy.

In auto con me ci sono Giorgia, sua cugina Patrizia e Marco, seduto accanto a me, e durante il tragitto verso la discoteca si chiacchiera del più e del meno, del matrimonio, di quale musica ascoltiamo, di quello che c'è da fare la sera a Bologna e a Firenze. E' abbastanza simpatico, peccato.

Intanto siamo arrivati al Cavallino, uno spiazzo lungo la strada del Muraglione, con tre case e un ristorante-pizzeria-bar-tabacchi con annessa discoteca all'aperto, il Gipsy. Parcheggiamo le macchine, ci riuniamo tutti e saliamo il viottolo sterrato verso l'ingresso.

La pista da ballo all'aperto è piena, la musica rimbomba, sempre quella per tutta l'estate: i riempipista decisi da Radio Deejay, qualche vecchio successo degli anni '70 e '80 (Staying Alive, I was Born for Lovin' You e qualche altra hit consunta), i Gipsy Kings, tormentone dell'anno, un po' di acid-house. La solita merda, peggiorata da un D.J. di infimo ordine con un senso dell'humor da calci in bocca.

Alcune ragazze si buttano in pista a ballare, io mi dirigo insieme alla maggior parte degli altri verso i tavolini e le panche di legno. Seguo Matteo e Tommaso verso il bar, prendo una birra e, dopo il primo sorso, rutto nell'orecchio di una ragazza che mi sta accanto, volgendomi le spalle. Lei si gira e mi guarda con gli occhi spenti e un sorrisino ebete sulle labbra.

"Ciao Paola" le dico sorridendo.

"Ciaaao" mi risponde,.ubriaca fradicia. Potrei anche abbracciarla, cercare di portarla di sopra nel parcheggio e, se non mi vomita addosso, combinare qualcosa, invece la saluto con un pizzicotto su una guancia: "Ci si vede domani, passerona."

Vado verso la pista soffocando un altro rutto e ballo fino a quando la vescica comincia a dare segni di vita. Esco dalla pista e trovo Gianni.

"Vieni a pisciare?"

Annuisce e mi segue. Mentre scendiamo le scale che portano ai bagni ferma una ragazza bionda e appariscente che arriva nella direzione opposta.

"Scusa..." comincia Pennellino. "Stiamo facendo un sondaggio. Per ora s'è avuto nove risposte positive e una negativa.", e fa una pausa, in attesa di una risposta. Io ascolto stupito, il sondaggio mi risulta nuovo.

"Che sondaggio?" chiede la ragazza incuriosita.

Pennellino si fa serio e ufficiale e le domanda: "A te ti piace fartela leccare?"

Inizio a ridere, mentre la ragazza ci manda a quel paese e continua a salire le scale. Mi giro verso di lei e le chiedo, sempre ridendo: "La dobbiamo prendere come una risposta negativa?"

"Vaffanculo!" ripete allontanandosi, mentre noi entriamo nei bagni.

"Questa del sondaggio un la sapevo." dico a Gianni.

"S'è inventata io e Matteo la settimana scorsa.", e continua a ridere. "In una serata s'è avuto sette sì, cinque no e una labbrata per uno."

"Un c'è male."

Dopo aver pisciato risaliamo le scale che portano al piano-bar, lo attraversiamo e usciamo all'aperto. Gianni prosegue verso la pista da ballo, mentre io mi fermo al tavolo dove stanno seduti a chiacchierare Marco, Giorgia e le sue cugine, mi tolgo il giubbotto di jeans, lo appoggio sullo schienale di una sedia libera e chiedo se rimangono ancora al tavolino; l'anno scorso un coglione ubriaco di San Godenzo ha scambiato il suo giubbotto con il mio, e preferisco che la cosa non si ripeta. Mi rispondono di sì, quindi posso andare tranquillamente in pista: Tommaso, Tiziana, Matteo, Pennellino e altri quattro o cinque reduci del rinfresco. Dopo una decina di minuti arrivano anche le cugine di Giorgia.

"Oh! E il giubbotto?" chiedo.

"Ce l'hanno al tavolo." mi risponde Patrizia.

Aspetto ancora altri cinque minuti, poi esco dalla pista e vado in direzione del tavolino. Mentre arrivo vedo che Marco è solo col mio giubbotto. Giorgia non è venuta a ballare, può essere solo in un altro posto.

E' l'occasione che aspetto da tutto il giorno, così passo oltre il tavolo, proseguo all'interno del piano-bar e mi apposto a sedere sul primo gradino delle scale che portano ai bagni.

Saluto un paio di ragazzi che stanno salendo, poi altre due ragazze scendono chiacchierando tra di loro, e infine sale Giorgia, che mi guarda, stupita di trovarmi lì a sedere.

"Cosa fai?" mi chiede.

"Aspettavo te."

Si siede accanto a me, con una mano si sposta i capelli che le sono scesi sul viso, e mi guarda, in attesa.

'Eccoci all'acqua.'

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